29-30 dicembre 2007 - uscita invernale
diario di bordo di un'avventura...   


uest'inverno ci siamo voluti regalare un'avventuroso fine settimana durante il quale abbiamo raccolto diverse attività con lo scopo -tanto semplice quanto bello ed importante- di stare assieme e formare un po' di gruppo tra gli aspiranti animatori, i quali con tanta passione e buona volontà hanno iniziato un nuovo cammino. Tra i ragazzi in uscita c'erano sia nuovi arrivi che vecchie conoscenze, e questo ha reso questi due giorni molto divertenti ed interessanti.


discesa a coppie...


... e in solitario
a prima tappa dell'uscita è stata dedicata a qualcosa di freddo... di bianco... di bagnato... avete indovinato?! Esatto, la neve! In verità perfino l'altopiano di Asiago in quel periodo non era molto imbiancato, ma noi che volevamo la neve, siamo andati in cerca della neve, e alla fine l'abbiamo trovata, anche se sparata dai cannoni!
Abbiamo dunque approfittato delle piste da sci che erano ricoperte da un leggero ma efficace velo di neve per tornare un po' bambini e lasciarci andare giù per le discese, con tanto di nylon sotto il sedere come si faceva un tempo. All'inizio c'è stato tutto uno studio sul numero di persone che il telo poteva portare alla volta, e fu allora che in uno sprazzo di euforia abbiam tentato di salire in quattro su un metro quadrato di nylon... Ma ci abbiamo messo poco ad accorgerci che in così tanti il mezzo non avanzava, e allora siamo passati subito a dimezzare i passeggeri. In due bisogna dire che la discesa prendeva bene velocità, ed è a questo punto che è entrata in gioco la tecnica! Sì perchè per qualche strano fenomeno, due persone su un nylon messo lungo una discesa, tendono tanto a scendere quanto a ruotare. La spiegazione scentifica ancora oggi crea discussioni tra gli scenziati più quotati, fatto sta che dopo pochi metri regolarmente la coppia di discesisti aveva già fatto un giro completo su se stesso, con conseguente perdita di orientamento e cappottamento assicurato. Poiché poi la neve non era poi così tanta, come risultato della caduta era facile procurarsi una bella patacca di terra sui pantaloni. Chi scrive ne sa qualcosa, e sua moglie pure. Insomma, è stata una mattinata molto burlona, dove il sole era più caldo di quanto la neve fosse fredda. E se qualcuno non ha osato prendere il coraggio (e il nylon) a due mani e buttarsi dagli alti pendii, di sicuro si è altrettanto divertito a vedere gli altri che non riuscivano a finire una discesa senza ritrovarsi con le gambe all'aria.
Un altro sport derivato da questa attività è stato il "posa e lànciati", il cui inventore viene taciuto per ragioni di buonsenso. La trovata si svolgeva stavolta sul dritto anzichè in pendenza, usando una pista di sci di collegamento tra due impianti di risalita. Consisteva -come dice il nome stesso- in due fasi: prima si sceglieva un punto ottimale per posare a terra il nylon, lo si stendeva per bene e con gran cura; quindi la seconda fase prevedeva una rincorsa di cinque sei passi, da farsi camminando all'indietro senza perdere di vista il nylon appena steso, dopodichè aveva inizio il lancio, ovvero una bella corsa verso il punto iniziale con un finale in tuffo per atterrare -o tentare di atterrare- sul magico quadrato di nylon. Se tutta la sequenza veniva applicata alla perfezione, il risultato era quello di volare sulla pista da sci per un bel tratto praticamente come un angelo. Anche qui, dalla teoria alla pratica purtroppo qualcosa va sempre perso, e quindi i tratti di volo si sono purtroppo trasformati in bruttissime "spanzate" o inciampate incredibili. Ed abbiamo scoperto che centrare un telo di un metro per un metro in corsa è più difficile di quello che sembrerebbe. Da notare infine che una versione più intelligente del "posa e lànciati" sarebbe stata quella del "tieniti il nylon in mano per le estremità e lanciati": purtroppo questa variante -non so perché- ci è venuta in mente solo la sera in camera, quando oramai era troppo tardi. Pazienza.


col sedere ammaccato ma soddisfatti
opo esserci dunque ammaccati per bene, abbiamo preso un attimo di respiro e ci siamo riposati. Oramai era mezzogiorno e la fame cominciava a chiamare, e così siamo andati a fare una passeggiatina in cerca di un posto per mangiare. La scelta non mancava, e noi per non accontentarci abbiamo girato tutti i tre o quattro posti che c'erano lì intorno alle piste da sci, in cerca di quello che ci sembrava migliore. Anche leggendo i menù che erano in bella vista dal di fuori però non sapevamo quale posto cucinava meglio, o quale era più carino di dentro.. e così alla fine abbiamo usato il criterio più basso di tutti i criteri: abbiamo optato per il posticino dove costava meno. Lo so non è il massimo, ma non eravamo mica soli a pranzare là dentro, e questo insomma dovrebbe dare fiducia e coraggio. Una volta entrati abbiamo scoperto che in realtà era una mensa e non un ristorante, e questo spiegava i prezzi un po' più bassi. Il che per noi era perfetto perché infine quello che volevamo fare era sfamarci senza tante storie: dovevamo recuperare le forze della mattina perché il pomeriggio sarebbe stato ancora più impegnativo, almeno per i muscoli delle gambe... E quindi tutti in macchina alla volta di Asiago!

l pomeriggio infatti è iniziato con una passeggiata al parco dei MillePini. Non c'è niente da fare, ci volevamo divertire, e allora perché no? Ecco una bella sfidona ad un gioco che di sicuro ha fatto la storia dell'infanzia di tutti noi: nascondino!

lungo il percorso, sprezzanti del pericolo
Beh, giocare a nascondino in un parco intitolato MillePini penso sia il sogno di ogni bambino, o almeno sarebbe bello che lo fosse. Fatto sta che abbiamo all'unanimità trovato un "volontario" per la prima conta e poi tutti via a nasconderci. Che bello, era da una vita credo che non giocavo. Ci tengo a dirlo perché visto che uno di quelli che perdeva più spesso ero io, almeno voglio usare la solita scusante "eh ma io è da tanto che non giocoooo!". Che poi la verità vera fosse che proprio non avevo fiato per correre, questa è un'altra storia ed è tutto da provare. Intanto il sole non era più bello alto e iniziava a scaldare di meno, e così abbiamo deciso di proseguire con la passeggiata e poco più avanti abbiamo scoperto una cosa sensazionale: un percorso vita, ma non di quelli con due anelli e una sbarra buttati lì: questo era un vero e proprio percorso per persone di un certo calibro! C'erano corde che volavano da un albero all'altro, scale per salire in alto, tunnel di corde intrecciate stretti e lunghi dentro i quali infilarsi, carrucole da usare per lanciarsi nel vuoto appesi ad una corda.. una cosa incredibile insomma! E una buona parte di questo parco era tutta piena di questi ganci, casette, passaggi, alcuni a bassa quota, altri messi a diversi metri di altezza. Per non andarcene senza aver provato, ovviamente ci siamo anche noi cimentati in questo sport, magari provando prima con le cose più facili, e soprattutto le cose più basse. E di nuovo, anche qui, abbiamo scoperto che molte cose son più facili da immaginare che da fare. Ma che bello che è stato! Ad ogni modo, il tempo della passeggiata oramai stava per terminare perché una cosa più impegnativa ci aspettava.


nel palazzo del ghiaccio di Asiago
umero di scarpe pronto per essere dichiarato: così ci siamo messi in fila per entrare nel palazzetto del ghiaccio per provare la nostra bravura sui pattini. Dunque, chi non ha mai provato non potrà mai immaginare quanto male facciano le gambe dopo un po', o almeno a me facevano un male cane! Il palazzetto era abbastanza pieno, per cui questo non aiutava molto chi si stava cimentando per la prima volta: appena prendevi un po' di coraggio e quel pochino di regolarità nella spinta dei pattini, sul più bello ti ritrovavi un tizio davanti che ti costringeva a fermarti. Fermarti?! un attimo, nella lezioncina di ingresso non c'era il capitolo "fermarsi".. e dunque si risolveva nel più indiscutibile dei modi: sedere a terra e nulla più si muoveva. Oppure mentre te ne stavi tentando di andare avanti passo dopo passo con tutta la concentrazione di questo mondo, arrivava una saetta che all'improvviso ti faceva ricordare che in realtà tu non sai pattinare, e dunque -come sopra- sedere a terra e nulla più si muoveva. La cosa bella di essere in tanti è che di sicuro se si cadeva o si aveva uno stile "poco invidiabile", nessuno se ne accorgeva, e questo almeno ci dava carta bianca per tentare e ritentare senza il pensiero di sfigurare. E poi insomma, mica eravamo i soli a non saper pattinare. Altri rimanevano avvinghiati allo scorrimano lungo tutto il perimetro della pista, e non lo mollavano nemmeno in presenza di un ostacolo lungo il perimetro appunto. Noi eravamo ben spartiti: c'era chi non aveva mai visto un paio di pattini da ghiaccio ma non si faceva molti problemi ad imparare a forza di botte nel didietro, c'era chi non sapeva pattinare ma voleva riuscire ad andare a casa potendo dire di aver fatto un giro intero lungo tutta la pista senza cadere, c'era chi alla meno peggio sapeva andare avanti anche se a guardarlo faceva un po' pietà, c'era chi era bravino ed anzi aiutava gli altri a prendere confidenza con il ghiaccio, e c'era chi sembrava nato sul ghiaccio e cercava di infondere consigli e sicurezza. Insomma una bella squadra! Ad un certo punto, prvati dalla stanchezza e dal mal di gambe, e non senza essersi fatti scattare la foto di rito che comprova l'impresa, siamo andati tutti soddisfatti a riportare le nostre paia di pattini, mentre gli arti inferiori ringraziavano.


la squadra nel mezzo dell'avventura
ppena il tempo di salire in macchina e spostarci da Asiago a Spesso e la giornata continua con uno spettacolo in notturna. Abbiamo infatti assistito alla fiaccolata che questo paesino organizza nelle fredde sere invernali. Nella teoria il tutto avrebbe dovuto essere contornato da una bella cornice di bianca neve, e invece le ciaspole sono state messe da parte a favore degli scarponi. Noi ci siamo all'inizio sistemati nella piccola piazza del paese, dove dei falò scaldavano l'atmosfera nell'attesa dell'arrivo della processione con le fiaccole. Assieme a noi la banda cittadina che si preparava all'accoglienza non appena le prime fila sarebbero giunte dalla cima della montagna fino alla piazza. Il comitato di benvenuto prometteva molto bene: panettoni, cioccolata calda e -proprio volendo- pure vin brulè erano pronti per sfamare e dissetare sia i fiaccolari che i curiosi come noi che erano accorsi per l'occasione. Una volta capito che eravamo sulla piazza giusta del paese giusto, ci siamo preoccupati di trovare un appostamento ottimale per seguire la fiaccolata dal suo inizio fino al suo giungere. Per questo abbiamo temporaneamente abbandonato la piazza per salire un po' verso la montagna. Lo spettacolo a cui abbiamo assistito era abbastanza impressionante: un intero versante della montagna sembrava andare a fuoco! Non si riusciva bene a capire come e quanto, ma l'impressione era proprio quella che ci fosse un incendio incontrollato che si allargava sempre più affumicando quello che trovava lungo il percorso. Si sentiva anche lieve l'odore di bruciato che giungeva fino a noi, o forse era il condizionamento occhi-naso?! Non lo sapremo mai. Fatto sta che da questo mega incendio -simuato che fosse- è partita la fiaccolata che però a tratti spariva dalla nostra vista per seguire la strada della montagna. Nel frattempo il cerchio di fuoco andava affievolendosi fino a morire del tutto, per la nostra tranquillità. Ad un certo punto decidemmo di scendere e ritornare alla piazza, per vedere se la banda era pronta e per attendere con gli altri l'arrivo. Infatti di lì a poco la musica è partita alla grande, e subito dopo le fiaccole sono arrivate in piazza e la festa è iniziata. Mentre tutti mangiucchiavano e sorseggiavano alla grande, nel cielo si sono alzati belli e imponenti i fuochi d'artificio. Abituati come eravamo noi ai quattro petardi della nostra sagra del paese, siamo rimasti veramente ma veramente affascinati e sbalorditi dalla quantità di fuochi. Tutto lo spettacolo sarà durato poco meno di mezz'ora, senza mai fermarsi, alternando fuochetti con razzi pazzeschi che illuminavano il cielo. Unica pecca è stato il freddo che era veramente attanagliante, al punto di non sentirsi più i piedi.


la Villa Tabor che ci ha ospitati
na volta saliti in macchina, ci siamo diretti alla volta del posto dove avremmo dormito, ma lungo la via avevamo prima un gran bel progetto da attuare: nasi attaccati ai finestrini delle macchine, e occhi sbarrati a cercare ed analizzare tutte le insegne di pizzerie lungo la strada. La missione si è rivelata più facile del previsto: abbiamo infatti cenato in una discreta pizzeria con una bella insegna e un parcheggio comodo. La pizza? diciamo senza infamia e senza lode. E senza patatine fritte, per la cronaca. E dopo aver mangiato, mangiato e ben bevuto, abbiamo puntato le macchine in direzione Villa Tabor. Una bellissima casa gestite dalle F.M.A., aperta all'ospitalità di gruppi. Un posto veramente molto bello, all'esterno circondato da un bosco molto grazioso, e all'interno con molte camere e stanze per gli incontri e le attività. C'è anche una cappellina bellissima che le suore ci hanno mostrato, con un grande affresco riproducente la trasfigurazione del Signore, per l'appunto sul monte Tabor. La cappellina ha finestroni che danno sul bosco, che contribuiscono a creare un clima molto intenso ed armonioso. Per la notte ci siamo sistemati, maschi da una parte e femmine dall'altra, in due camere del primo piano. Prima di addormentarci ne abbiamo approfittato per rispolverare un po' di giochini di carte, tutti riuniti in una camera in pieno stile Pigiamo Party. Le vittorie sono state abbastanza distribuite tra i vari contendenti. Purtroppo c'è da dire che le ragazze hanno vinto molto più dei ragazzi. Mah... pazzesco! Ad ogni modo è stata veramente una serata carina, da ricordare con molto piacere. La nottata è poi passata tranquilla, di fantasmi e scheletri proprio non se ne son visti, e se c'erano io dormivo alla grande.


momento di relax
er iniziare al meglio la giornata seguente, come prima cosa -dopo aver sistemato e liberato le camere- ci siamo diretti verso la sala da pranzo per una buona colazione, prima di partire alla volta della chiesa di Cesuna per la s.messa della Domenica mattina. Poiché la chiesa non era affatto lontana dalla villa Tabor dove avevamo passato la notte, decidemmo di incamminarci a piedi. All'inizio eravamo ancora un po' addormentati, ma una volta usciti all'aria aperta, tutta quella freschezza della montagna ci ha rigenerato con nuove e frizzanti energie. Il campanile si vedeva da lontano, e noi cercavamo di capire quale fosse la strada migliore per raggiungerlo senza aggiungere pezzi di percorso non necessari. Senza troppa difficoltà abbiamo raggiunto la chiesa giusti in tempo, se non ché una volta entrati il celebrante non si faceva vedere. L'orario e il posto erano quelli giusti perché assieme a noi c'erano anche altri fedeli che aspettavano e si chiedevano dove fosse finito il sacerdote. Alla fine dopo diversi minuti di ritardo, fa finalmente la sua comparsa il don, che si scusa con l'assemblea perché... non aveva sentito la sveglia, e ringraziava quel parrocchiano che, non vedendolo arrivare, è andato a bussare alla porta della canonica. Originale! Finita la celebrazione, con meno fretta dell'andata, ci siamo messi sulla strada del ritorno. Lungo la via abbiamo anche trovato un'improvvisata pista di pattinaggio, generata su un campo di pallacanestro all'aperto. Come evitare di provarlo per farvi dei giganteschi scivoloni? non lo so, ditemelo voi, perché noi non ci siamo riusciti e abbiamo passato mezz'oretta tra spintoni e ricordi del pomeriggio precedente. Una volta ritornati a villa Tabor, abbiamo raccolto armi e bagagli e, dopo avere calorosamente salutato e ringraziato le suore che ci avevano ospitato, siamo saliti in macchina alla volta della prossima tappa della nostra avventura itinerante.


in posa ad Asiago
appa successiva: la mitica Asiago e le bancarelle della sua piazza e delle sue vie. Durante questo periodo dell'anno infatti Asiago è conosciuta per offrire ai suoi tanti visitatori una moltitudine di banchi e banchetti che contribuiscono a formare un clima di festa e allegria. Così anche noi ci siamo tuffati tra la gente a scovare qualche oggettino particolare, magari da comperare oppure semplicemente da osservare per poi raccontare. Bisogna dire che il freddo era attanagliante, e forse anche per questo il fiume di gente era limitato. Per capire quanto freddo faceva basti pensare che ad un certo punto abbiamo attraversato un ponticello dove sotto vi scorreva un fiumiciattolo, o meglio vi sarebbe dovuto scorrere, perché in realtà era completamente ghiacciato! Ma le varie strade e viuzze del paese non hanno mancato nell'offrirci artisti che intonavano le loro canzoni o che proponevano le loro attrazioni. Anche le bancarelle di dolciumi e souvenir si sprecavano, e ce n'era veramente per tutti i gusti. C'era addirittura un chiosco tutto dedicato alla cioccolata calda: bianca, normale, con il ruhm, all'amaretto, e via dicendo. E in alto sopra le vie principali c'erano i festoni delle feste natalizie che davano quel tocco di atmosfera e di magia. C'erano anche molti negozi aperti, e poiché il natale era oramai passato, questi offrivano a prezzi molto scontati tutti quegli oggettini tipici appunto delle feste natalizie. Noi ne abbiamo approfittato per entrare in qualcuno di questi negozi, un po' tutti per stemperarci dal ghiaccio che c'era per le strade, e qualcuno anche per acquistare a metà prezzo dei pupazzotti con gli sci ai piedi. Carini! Ad un certo punto le pance hanno iniziato giustamente a richiamare la nostra attenzione, ed abbiamo dunque cercato per le vie di Asiago un posticino dove mangiare. Dopo una breve ricerca e un minimo di scelta, ci siamo fiondati dentro ad un ristorante/trattoria, dove abbiamo formato una bella tavolata affamata. E di lì non ci siam più mossi se non dopo un bel primo e un buon secondo. Ma anche il tempo di Asiago era oramai terminato e l'uscita itinerante doveva proseguire, se pur verso casa.


come Maria e Giuseppe nella grotta
erso casa sì, ma non troppo. Infatti c'era un'ultima importante cosa da fare assieme. No non pensate a chi sa che cosa: si tratta di una tappa nella nostra bella Vicenza, che quella domenica era in festa. Tantissima gente per le vie del corso, con addirittura allestita una pista di pattinaggio. Noi naturalmente avevamo già dato in questo senso, ma ci siamo fermati lo stesso a guardare gli altri pattinatori improvvisati, tanto per fare un po' di confronti tra chi erano veramente i più improvvisati; per la cronaca, il confronto ha dato esito abbastanza equilibrato. Ma noi eravamo lì per benaltro, perciò abbiamo presto abbandonato la pozza ghiacciata e abbiamo proseguito il nostro cammino. Abbiamo anche incontrato un clown con i palloncini che costruiva strane cose. In teoria era lì per i bambini, ma si sa, siccome siamo tutti un po' bambini, anche tra noi c'è stato chi non ha resistito e ne ha approfittato per fare un dolce regalo palloncin-floreale. E dunque con tanto di fiore in mano, siamo giunti finalmente alla nostra meta: uno spettacolo di marionette! Eh sì.. uno spettacolo tanto semplice quanto bello ed affascinante! C'era un palchetto all'aperto, sistemato in una delle piazze di Vicenza, con al seguito un bel po' di sedie sistemate per gli spettatori. La quasi totalità dei presenti erano bambini, e quelli che non erano bambini erano i loro genitori, e quelli che non erano né bambini né genitori... eravamo noi! Beh insomma, se pretendiamo di animare questi bimbi dovremo partire dall'amare ciò che amano, o no?! E insomma con questa "scusa" ci siamo tuffati nella storia di un coniglio super-atletico che faceva corsa e flessioni dalla mattina alla sera, che un bel giorno si ritrova come vicino di casa una famiglia di ricci, il cui capofamiglia è un po' su di peso, completamente fuori forma, e che ogni mezz'ora ha bisogno di un quarto d'ora di sonnellino. Insomma, manco a dirlo, il nostro amico riccio e il suo vicino coniglietto tra un bisticcio ed un altro finiscono per sfidarsi ad una gara di corsa. Vi devo dire chi ha vinto?! no non ve lo dico, vi voglio lasciare il gusto dell'immaginazione. Lo spettacolo sarà durato un'oretta e mezza, molto curato, con personaggi molto simpatici, con belle musiche e una trama divertente. Ne è risultato uno spettacolo da gustarsi fino in fondo! Subito dopo le marionette, sullo stesso palco abbiamo avuto il piacere di assistere anche ad uno spettacolo di magia per bimbi. Anche questo è stata un'occasione per imparare qualche trucchetto semplice con il quale catturare l'attenzione dei bambini, divertendoli in maniera simpatica e carina. Tra palloncini, lucine, parole magiche, scrigni segreti e animaletti di peluche, le nostre due simpatiche maghette hanno allietato tutti i presenti per quasi un'ora. Per il gran finale occorreva una magia molto potente, e quindi -manco a dirlo- una bacchetta magica molto grande. Dopo tanti e tanti tentativi, con delle bacchette magiche ogni volta sempre più grandi, alla fine la magia è riuscita tra gli applausi del pubblico, al costo di dover usare una bacchetta di -saranno stati- cinque metri di lunghezza per mezzo metro di diametro. Un'apoteosi. Vien da chiedersi quale magia può non riuscire con una bacchetta del genere!


che divertimento!
i era fatta oramai sera quando i due spettacoli son finiti. Oramai le tappe più importanti della nostra due-giorni erano concluse. Da buoni vicentini abbiamo deciso di farci dunque un altro giretto per le vie del paese ristorandoci con una cioccolata bollente. Può sembrare impossibile ma non è stato facile trovare un bar che ci ospitasse tutti assieme, tant'era la gente che girava quella domenica. Alla fine ci siamo arresi ed abbiamo optato per un bar dove siamo riusciti a sistemarci su due differenti tavoli. Una volta ritornati in temperatura -sì perché fuori il freddo era ancora veramente tanto!- ci siamo diretti verso l'ultima meta, ovvero la cosa più salutare del mondo: una cena al McDonald! Sì lo so che non è il massimo della buona cucina, ma con tutto quello che abbiamo girato in questi giorni, un bel panino con le patatine ci stava. Diciamo che è uno di quegli sfizi che uno ogni tanti si può permettere di prendere, soprattuto se si è in buona compagnia, come noi eravamo.

con il ritorno a Cornedo la nostra uscita finisce. Sono stati due giorni intensi, senza la programmazione di attività formative ma con tante proposte di gruppo. Un week-end divertente, senza troppe pretese, con il semplice gusto di fare una gita con alcuni amici che sono anche compagni di viaggio nel cammino del gruppo. Avremo ora ricordi da condividere, momenti passati assieme, occasioni da ricordare, episodi buffi e a volte un po' faticosi. Assieme il tempo è volato, ma questo si sapeva! Chissà che la soddisfazione sia stata tale da ripetere presto l'esperienza, con qualche novità in più ma senza lasciare a casa la voglia di divertirsi e il desiderio di spendere del tempo assieme agli altri. Grazie per la bella gita!


Andrea    






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